In un’epoca in cui sembra svanito l’orizzonte della Rivoluzione, e profondamente indebolita la tensione teleologica dell’idea di Progresso, sembra imporsi una differente tensione all’Innovazione che confina, spesso, come una vera e propria coazione al mutamento.
Quello di innovazione è un termine polisemico certamente ambiguo, col quale si descrive – di norma – l’atto attraverso il quale si muta più o meno radicalmente un oggetto e il suo uso, un processo, un ordinamento. Nell’uso comune, l’innovazione è quindi ricondotta al mutamento tecnologico e alla spinta trasformativa di beni e processi indotta dai mercati.
Sia che la si intenda in relazione a un dispositivo tecnico o a un processo sociale, ogni “innovazione”, quando intesa in senso radicale, appare invece come l’indice delle trasformazioni profonde nei rapporti tra l’uomo e se stesso, tra l’uomo e il suo mondo naturale e sociale.
È nostra convinzione quindi che il tema dell’innovazione possa e debba essere sottratto al dibattito che domina nei campi ristretti e parziali della scienza e della tecnologia, o di prodotto/processo, per venire assunto come indice delle forme attuali di un più complessivo sforzo di auto-comprensione del presente. Quindi come una categoria utile a discutere le forme di un indirizzo etico, politico e sociale delle società e delle culture democratiche che si vuole più rispondente alla nostra contemporaneità.
Attraverso le proprie attività e ricerche il centro studi intende quindi esercitare innanzitutto un ruolo di stimolo per la vita civile e democratica nonché di “innovazione” dei campi e delle pratiche della ricerca politico-sociale e filosofica. A partire da una indagine intorno alle pluralità di mutamenti e trasformazioni che, a diversi livelli e intorno e dentro i campi tradizionalmente riservati alla politica, producono spostamenti radicali nel nostro essere sociali, nelle forme di vita, nelle singolarità etiche e politiche.
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