Recentemente Bibliopolis, la storica casa editrice napoletana fondata nel 1976 da Franco Del Franco e Nella Castiglione Morelli, ha pubblicato una preziosa antologia di scritti di Ugo Feliziani, intellettuale che negli anni del secondo dopoguerra ha fatto parte del gruppo di studio “Antonio Gramsci” e sul finire degli anni Sessanta ha fatto parte del gruppo di testa dell’organizzazione studentesca napoletana della «Sinistra Universitaria». Il volume, intitolato Il Gruppo Gramsci. Ricordi di politica e di cultura degli anni Cinquanta. E altri scritti (2021), è un’operazione editoriale che da un lato prosegue l’impegno di ricostruzione e riproposizione dei frutti più significativi di una delle iniziative politiche e culturali che ha caratterizzato la Napoli del secondo dopoguerra (si vedano: La filosofia classica tedesca il tentativo di Hegel, a cura di Ennio Galzenati, 2008 e Speranze di civiltà. Una riflessione filosofica degli anni Cinquanta (a cura di Ugo Feliziani, 2010); dall’altro lato presenta alcune interessanti note e riflessioni dell’autore su temi e autori che fanno propriamente parte del suo percorso di ripensamento e maturazione culturale.
Il volume è composto da due sezioni tematiche: Per una storia del Gruppo Gramsci e Scritti Vari. Come si evince dal titolo, la prima riguarda le note vicende del «gruppo di studio “Antonio Gramsci”» che, inizialmente rievocate da Ermanno Rea nel suo Mistero napoletano (Feltrinelli 1996), negli ultimi anni hanno destato l’interesse di diversi studiosi anche grazie alla recente disponibilità degli archivi «Eugenio Galzenati» e «Ugo Feliziani» presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
I testi raccolti in questa prima sezione (a sua volta suddivisa in tre capitoli: Una polemica degli anni Cinquanta; La riflessione teorica e politica di Piegari e Il ritorno di Piegari da Londra e la crisi del gruppo) raggiungono un duplice risultato: da un lato chiarire e dirimere alcuni aspetti problematici e controversi riguardanti le vicende del gruppo e del suo fondatore, Guido Piegari; dall’altro sottolineare alcune interessanti e originali risultati dell’elaborazione teorica di Piegari negli anni immediatamente successivi allo scioglimento del gruppo.
Feliziani, specialmente nei testi raccolti nel primo e nel terzo capitolo, ricostruisce le vicende e le implicazioni della polemica con la dirigenza del Pci napoletano. Secondo l’autore, il tema principale riguardava le critiche rivolte al meridionalismo amendoliano. Difatti, tale linea avrebbe ritenuto possibile una soluzione della questione meridionale grazie all’emergere e l’organizzarsi di forze locali in grado di assumere un ruolo trainante nei processi economici e sociali di rinnovamento, proponendo piattaforme di incontro e di alleanze attraverso i “Comitati per la rinascita del Mezzogiorno” (che tuttavia sarebbero stati frequentati per lo più dagli stessi quadri del Pci). Così facendo non solo avrebbe evaso la polemica contro le forze locali e centrali che costruivano le fondamenta del loro potere nella gestione dell’arretratezza meridionale, ma anche la distinzione chiara dei compiti del partito e di quelli dei “Comitati”. Di contro, i giovani raccolti attorno a Guido Piegari proponevano la ripresa della posizione espressa da Antonio Gramsci nel celebre saggio del 1926, in cui si sviluppava la tesi per cui la questione meridione era una questione nazionale e non relegata al Mezzogiorno (pp.62-63).
Inoltre, Feliziani interviene per smentire sia il fatto che le posizioni critiche verso la linea politica meridionalista di Giorgio Amendola celavano un legame con Pietro Secchia (come suggerito da dalle ricostruzioni di Giorgio Napolitano e Francesco Barbagallo affrontate nel testo), sia il presunto “operaismo” di Piegari, tesi sostenuta prima da Giorgio Amendola nel libro/intervista con Renato Nicolai nel 1978 e poi riproposta da Isaia Sales in un articolo pubblicato nell’edizione del «Mattino» del 10 ottobre 2014 (pp. 68-69 e 82-85).
Nel secondo capitolo si affronta propriamente la riflessione teoria e politica condotta dai reduci del gruppo di studio e Guido Piegari negli anni immediatamente successivi alla polemica con il Pci. Feliziani ricorda come le loro riunioni avevano avuto come punti di riferimento principali la riflessione sul marxismo inteso come filosofia e lo studio delle opere di Hegel, avvicinandosi alla grande filosofia dell’Ottocento e alla complessa problematica culturale dell’età romantica (p.90). Sempre l’autore sottolinea come, purtroppo, in questo percorso di studi non fossero rientrate altre importanti esperienze della cultura europea dell’ultimo Ottocento e Novecento, specialmente le posizioni che si distaccavano dalla linea del progressismo settecentesco e ottocentesco e dalla sua considerazione ottimistica del corso storico (p. 90).
Un elemento di particolare rilievo sottolineato da Feliziani nei testi che compongono questo capitolo è che «finora tutti quelli che si sono occupati di Piegari hanno messo al centro della loro attenzione la polemica dei primi anni cinquanta contro l’amendolismo […] ma è stato poco notato […] che c’è in quella vecchia vicenda qualcosa che a me pare più interessante […]: il tentativo di Piegari di cercare una strada teorica di continuazione, di sviluppo e di superamento sia dell’hegelismo che del marxismo» (p. 125). Infatti, Piegari muove decise critiche sia all’idealismo sia al modo in cui era stato pensato il materialismo dalla cultura marxista. Del resto, nella sua riflessione materialismo e idealismo sono concezioni del mondo che hanno come rispettivi punti di forza il fatto che la prima afferma la priorità storica della natura, e che la seconda sostiene la principalità assiologica dello spirito rispetto alla natura. Mentre l’elemento negativo di entrambe consisterebbe nella chiusura comune nei confronti di quanto la concezione opposta riusciva a cogliere. Quindi, secondo Feliziani, proseguendo su questo percorso Piegari cercherebbe di posizionarsi in uno spazio proprio, che non lo porti al di fuori della linea di pensiero su cui si erano incamminati Hegel e Marx, seguendo le linee dello storicismo dialettico e progressista (pp. 100-101).
Infine, la seconda parte del libro, dal titolo Scritti Vari, è composta dalle sezioni Filosofia e Vita sociale. Qui sono raccolti scritti dell’autore sia su temi (dalla filosofia, alla vita sociale e all’etica) che autori decisivi del pensiero contemporaneo (ad esempio Hannah Arendt, Norberto Bobbio e Bertrand Russell). Tali riflessioni, per quanto ne siano posteriori, non smettono di confrontarsi con il marxismo e quello che l’autore definisce «piegarismo». Inoltre, hanno il pregio di mostrare con ulteriore chiarezza il percorso culturale e il processo di ripensamento e riflessione cui giunge Feliziani, facendone emergere una costante attenzione e tensione verso tematiche che potremmo definire di “filosofia civile” e che hanno caratterizzato la sua attività intellettuale dagli inizi degli cinquanta del Novecento alle prime decadi del nuovo millennio.
Per una bibliografia minima:
E, Rea, Mistero napoletano. Vita e passione di una comunista negli anni della guerra fredda, Torino, Einaudi, 1995.
G. Piegari, La filosofia classica tedesca e il tentativo di Hegel, a cura di E. Galzenati, Napoli, Bibliopolis, 2008.
G. Piegari, Speranze di civiltà. Una riflessione filosofica degli anni cinquanta, a cura di U. Feliziani, Napoli, Bibliopolis, 2010.
E. Rea, Il caso Piegari. Attualità di una vecchia sconfittta, Milano, Feltrinelli, 2014.
T. Saldaneri, Il Gruppo Gramsci, Napoli, Homo Scrivens, 2015.
G.G. Monti, Guido Piegari, il Gruppo Gramsci e la Federazione napoletana del PCI, in G.G. Monti, F. Palazzi e G. Perconte Licatese (a cura di), Tra ordine e conflitto. Filosofia, economia e politica nel Novecento europeo, Napoli, Aracne, 2017.
G.F. Borrelli, V. Dini e A. Gargano, Il ’68 a Napoli, Napoli, La Scuola di Pitagora, 2018.
T. Russo, Il dissenso meridionale e il Gruppo di studio Antonio Gramsci, Roma, FrancoAngeli, 2019. Per questo volume rimandiamo alla nostra recensione https://www.ragionidistato.it/2019/07/03/il-gruppo-gramsci-e-il-pci-napoletano-nella-ricostruzione-di-tommaso-russo/