di Gianfranco Borrelli (Univ. “Federico II”).
1. Quali incidenze della pandemia COVID/19.
Tanti specialisti delle scienze naturali – virologi, epidemiologi, biologi – e specialisti di ogni branca della medicina sono all’opera per conoscere ancora meglio e combattere il corona virus covid/19: comprenderne più approfonditamente la struttura, gli effetti nocivi, le possibilità dell’immunizzazione. C’è da chiedersi quale genere di contributo possa provenire da altre branche dei saperi in relazione alle incidenze che la pandemia sta avendo e potrà ulteriormente procurare. Dobbiamo cominciare a interrogarci sugli altri piani di queste possibili incidenze: sulle forme del vivere, su pratiche e comportamenti individuali e collettivi: il piano dell’etica, nelle connessioni determinate con la storia naturale nell’epoca contemporanea, in relazione alle modificazioni in corso delle soggettività e nella prospettiva di future composizioni di soggettivazioni differenti; ed ancora, sulle modalità reattive degli ordinamenti sistemici economico-finanziari, politico-istituzionali alla grave pandemia; in particolare, sulle pratiche governamentali determinate nei diversi Stati nazionali e nell’ambito delle macroregioni mondiali, laddove la reazione all’epidemia ha preso strade diverse.
2. Qualificare i caratteri dell’evento COVID 19
Il carattere principale dell’aggressione virale appare essere quello del disastro (dis/astro): la rottura a taglio dei tempi ordinari del sistema degli astri, all’interno della storia naturale del nostro pianeta, con effetti di annientamento della vita da parte di virus parassiti che proliferano procurando la morte degli esseri viventi; il virus distrugge il desiderio (de/sidus: che proviene invece dall’armonia che esseri umani hanno letto nelle stelle) vale a dire la più importante composizione simbolica della nostra vita (amore–godimento). Il covid/19 interviene come evento, irruzione improvvisa e inattesa del reale perturbante con effetti di malessere diffuso secondo la traiettoria paura-panico-angoscia (Zizek, Moroncini, Ametrano); dunque, disumano annichilimento della vita attraverso un processo di diffusione molto aggressivo che lascia tracce dolorosissime di distruzione dei corpi e delle relazioni affettive, produce dispnea poiché soffoca il respiro vitale, attiva disperazione come angoscia della morte improvvisa ed eliminazione della speranza in ciascun individuo, produce distrazione verso dinamiche compulsive/schizofreniche, obbliga distanza come solitudine e asocialità tra gli individui che tentano la resistenza; eppure, dietro l’urto della prima reazione inconscia che fa vivere al nostro interno l’elemento distruttivo dell’evento, prende corpo un effetto collaterale straordinario: si apre l’unica possibilità che resta agli esseri umani, emerge il barlume della ragione che rompe la funzione normale della rimozione e della dimenticanza; dalla dis/anima che ha ferito la nostra profondità si può saltare alla disamina, al tentativo di far valere il potere dello sforzo astrattivo che da sempre ha salvato l’umanità dall’estinzione.
3. Disastri prossimi venturi: organizzare la critica
L’evento covid/19 è un disastro annunciato (Quammen, Spillover, 2012). La diffusione del coronavirus deve pure essere inquadrato in un complesso più ampio di relazioni, di traiettorie attive/reattive: imprevedibili vicissitudini e tagli catastrofici scagliano i singoli individui contro la parete dell’essere, realtà che resta inattingibile alle esperienze umane; precipitiamo con difficili possibilità reattive nel vortice di dinamiche distruttive, naturali e storiche; abbiamo comunque bisogno di provarci a ricostruirne un senso;
–– intanto, quanto sta accadendo conferma la condizione di dissociazione/separazione crescente tra storia naturale della terra e storia specifica della specie umana; su questo piano, innanzitutto, conviene ricordare che le vicende del nostro pianeta costituiscono solamente una parte infinitesimale dello spazio/tempo dell’universo: il nostro ecosistema ha raggiunto un proprio equilibrio in alcuni miliardi di anni ed ha pure subito trasformazioni importanti dovute all’intervento degli esseri umani. Negli ultimi secoli gli sviluppi dei sistemi d’energia a combustibili fossili per l’industrializzazione a livello planetario ha prodotto un inquinamento gravissimo dell’ambiente naturale del pianeta: di qui la rottura degli equilibri dell’ecosistema terrestre con danni irreversibili per un numero enorme di specie vegetali e animali. Il covid/19 – che appartiene alle famiglie di virus presenti negli organismi vitali – aggredisce gli esseri umani poiché sottratto agli equilibri particolari degli ecosistemi naturali attraverso dinamiche di spillover (sulla storia recente di questi virus poco sappiamo, riconosciuti e studiati dagli anni novanta del secolo scorso). In breve, viviamo in una piega dell’universo, in cui l’intervento reattivo degli umani sta incidendo con potenza da lungo tempo: qui la curvatura spazio/temporale rischia di assumere tonalità decisamente negative in conseguenza della distruzione dell’habitat naturale;
––– nei processi delle civilizzazioni umane, da oltre due secoli, il modo di produzione capitalistico ha dato forma alla storia mondiale come energizzazione della specie umana nella forma dell’alienazione del lavoro sociale finalizzato ad avvantaggiare parti della comunità umana contro altre parti; la produzione di questo genere di poteri economico-finanziari ha comportato la dominazione di una classe ristretta dell’umanità sulla stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Questo genere di globalizzazione economico-finanziaria perversa è arrivato al punto di produrre spinte incontrollate verso la possibile autodistruzione delle comunità umane all’interno della composizione mondiale dei sistemi dei poteri;
––– viviamo quindi due traiettorie negative che prendono origine dalle forze reattive dell’umanità nel suo complesso: verso l’esterno, aumenta una spinta distruttiva del sistema della vita naturale terrestre che accresce i rischi dell’estinzione della specie; all’interno degli agglomerati associativi delle forme diverse delle civilizzazioni, gli sviluppi autodistruttivi della comunità umana debilitano i soggetti e accrescono ulteriormente questi rischi;
––– in prima istanza, conviene tenere ben presente la distinzione reale di queste due traiettorie. La prima, quella della storia naturale della terra rispetto all’altra dei modi particolari delle numerose civilizzazioni storiche; è un problema quello dell’immunizzazione della specie umana aggredita da elementi patogeni di qualsiasi genere che ne mettono a rischio la sopravvivenza: per uscire dalla pandemia si richiedono diversi strumenti (distanziamento sociale, terapie varie, vaccino, etc.). Altra questione è quella del governo che gli esseri umani danno a se stessi per scongiurare l’affermazione dei sistemi di poteri (economici, politici, religiosi, etnici, etc.) che possono contribuire all’autodistruzione. Da questa preliminare differenziazione deriva anche che risulta del tutto improprio, dal punto di vista della teoria critica, confondere i due piani, utilizzando rappresentazioni di metafora o ingiustificate sovrapposizioni semantiche: ad esempio, richiamare la categoria di stato d’eccezione oppure d’immunità politica per significare la gestione della pandemia con le finalità totalitarie della ragione politica. Si tratta di operare, come suggeriva Marx, con la logica specifica delle differenze specifiche; solo a questa condizione si può cercare di comprendere e di combattere quei tentativi di utilizzare le vicende sanitarie che riguardano la salvaguardia della salute dei corpi come strumenti di ulteriore assoggettamento degli individui e della comunità.
4. Il capitalismo produce ormai solo desoggettivazione e depoliticizzazione
Il complesso delle relazioni dei poteri e dei rapporti sociali prodotto dal capitalismo si avvia al suo estremo compimento. La grande trasformazione produttiva indotta storicamente dalle diverse fasi dell’accumulazione capitalistica, pure attraverso conflitti mondiali tra i poteri nazionali in campo, ha migliorato le condizioni di vita di larga parte delle popolazioni terrestri: ha risposto a bisogni di massa e ha contribuito (soprattutto nel trentennio della ricostruzione post-bellica tra fine anni quaranta e seconda metà degli anni settanta del secolo scorso) a incrementare nelle democrazie occidentali le proiezioni di soggettività desideranti (dialettica funzionale, comunque divisiva, tra bisogni e desideri). Dagli anni ottanta, nel cuore delle aree metropolitane si è cercato di incrementare in modo sistemico la tecnologia autoriproducentesi del soggetto come individuo consumatore, homo oeconomicus, rappresentazione strumentalmente ideologica di una comunità di vita ricca e plurale; gli ulteriori sviluppi del consumismo di massa e del neoliberalismo hanno contribuito a pervertire ogni genere di libera costituzione degli esseri umani come soggetti di godimento: la finanziarizzazione dell’economia ha preteso di surrogare e di sostituire la funzione storica della ragione politica costruita in duemila anni in Occidente, i processi di privatizzazione in chiave economico-finanziaria di ogni espressione della vita umana hanno decostruito l’equilibrio tra dimensione del pubblico e sfera autonoma della società. Negli ultimi decenni, le tendenze predominanti delle nuove forme della globalizzazione economico-finanziaria tendono a favorire processi di desoggettivazione al fine di indebolire volontà e condotte antagonistiche: vengono ormai meno quelle forme di attivo disciplinamento, rese possibili nella fase più espansiva del modo di produzione capitalistico, idonee a favorire la rapida crescita di un capitale umano creativo e capace di utilizzare positivamente le più avanzate tecnologie. Ancora in questo quadro, i processi sistemici del capitalismo finanziario hanno provveduto ad un’opera di annichilimento massivo delle tensioni desideranti: dapprima, corruzione civile e grandi organizzazioni criminali hanno contribuito alla scomparsa delle forme moderne di soggettivazioni rivoluzionarie; in seguito, la spinta all’indefinita espansione di soggettività apatiche attraverso l’induzione attiva di pulsioni autodistruttive e l’esaltazione estrema dei diversi narcisismi. Si perviene oggi, in questa fase d’ipermodernità, alle forme estreme del governo dei comportamenti e dei corpi attraverso la produzione del benessere ergonomico dei soggetti con finalità determinate di depoliticizzazione dell’azione dei singoli: in breve, quell’esaltazione dell’économie politique de la santé che, in un punto della sua ricerca, Foucault chiama somatocracie, vale a dire il controllo diretto della sanità dei corpi fisici cui si garantisce la sicurezza della vita in cambio della soggezione completa al sistema dei poteri (cosa che trova oggi esemplare applicazione nei dispositivi messi in atto per combattere il corona virus soprattutto da parte dei governi cinese e sudcoreano). In realtà, ovunque nel mondo, la produzione di desoggettivazione sta diventando la base dell’incremento della depoliticizzazione dei cittadini e della vita civile, il tentativo di annullare ogni forma politica di solidarietà: peraltro, queste strategie di passivizzazione degli individui smentiscono ormai i fondamenti della governamentalità neoliberale e, sul lungo periodo, potrebbero introdurre ovunque nel mondo inediti elementi di rigidità, ulteriori divisioni e pericolosissime fratture. In questa situazione, i soggetti che detengono il comando mondiale cercano di intervenire con maggiore incidenza nei confronti delle coscienze individuali e degli stili di vita: di qui il ruolo specifico della manipolazione massmediale e del controllo molecolare reso possibile dalle potenzialità offerte dalle nanotecnologie.
5. In atto un taglio/sospensione della storia umana
Covid/19 e tardo capitalismo appaiono avere in comune l’elemento drammatico della distruzione di corpi e desideri: bisogna assolutamente scongiurare questa congiunzione distruttiva che può ulteriormente intervenire in altri prossimi disastri ambientali e storici, mettendo in pericolo la sopravvivenza della specie umana. I due processi rischiano di rinforzarsi a vicenda; già risulta evidente come l’aggressione mortifera del virus viene moltiplicata dall’incapacità del sistema capitalistico dei poteri di offrire cura e protezione alle popolazioni; i contagiati malati di corona virus muoiono a grappoli nelle strutture ospedaliere e nei reclusori denominati “case per anziani”, senza assistenza efficace e senza alcuna pietà. In questa situazione di blocco della nostra vita normale accade pure che stia verificandosi qualcosa come una sospensione del tempo storico delle nostre esistenze (Camus ne parlava a proposito della peste): in questa condizione avviene anche che riusciamo a renderci maggiormente consapevoli dell’ulteriore disastro cui può condurci la storia ormai perversa del sistema capitalistico che precipita a caduta libera. Questa riflessione deve essere curata e può contribuire a rinforzare le tendenze in atto per costruire una positiva mondializzazione delle civiltà diverse del nostro pianeta: proprio nel momento in cui la globalizzazione economico-finanziaria è costretta alla decelerazione e a segnare il passo; si prospetta paradossalmente un’occasione storica di grande portata. Sempre più risulta con evidenza nelle comunità che laddove l’utilizzo delle tecnologie viene applicato in prevalenza alla produzione economica (nanotecnologie, biotecnologie, tecnologie della comunicazione), all’organizzazione sistemica della speculazione finanziaria, può scaturirne l’impatto distruttivo per generazioni intere di lavoratori. In tutte le aree mondiali, dai grandi opifici asiatici fino alle grandi metropoli dell’occidente, risulta con evidenza il pericolo del passaggio disastroso dall’assoggettamento biopolitico – in cui l’esercizio del potere sulla vita ancora incontra forme di resistenza e di reazioni – a forme estreme di somatocrazia, sfruttamento della vita materiale e spirituale dei soggetti come pura energia psicofisica nella produzione materiale. In questa fase di raggiunta ipermodernità, la serie delle interazioni tra soggetti consumatori e sistemi tecnologici massmediali e di rete tendono a configurare individui sicuramente agevolati nei processi della comunicazione di massa, tuttavia mortificati nei corpi e neutralizzati nei desideri, inibiti nella possibilità di offrire ai propri comportamenti indirizzi di autonomia. Ora, nel contesto dell’uscita dalla pandemia, prendendo a motivazione il crollo dell’attività economica, padroni e impresa pubblica vogliono profittare per rendere ancora più docili e obbedienti gli operai nelle fabbriche ed anche tutti coloro che potranno d’ora in poi utilizzare lo smart working. Bisogna assolutamente opporsi ai tentativi di espandere forme ancora più oppressive di governamentalità, contrastare con determinazione i tentativi di assegnare il carattere dell’autoritarismo securitario ai processi di uscita dal dramma sociale indotto dal corona virus, giustificati magari come necessario e inevitabile impegno della sequenza sanitaria test–tracciamento–terapie: sarebbe drammatico estendere al piano della vita e della società i criteri, certamente giustificati dal punto di vista sanitario, rivolti ad abbattere l’epidemia. Si deve piuttosto puntare sull’utilizzo radicalmente differente delle tecnologie sanitarie, della strategie e delle strutture di prevenzione, dei dispositivi della comunicazione (ITC): non avere lavorato per realizzare tale obiettivo di prevenzione ha causato il decesso di tanti esseri umani ed il sacrificio drammatico di tanti medici e di operatori sanitari. Alla ricerca scientifica e al personale medico-sanitario bisogna assicurare mezzi adeguati e piena possibilità di autorganizzazione; questa è l’unica strada che può rendere nei fatti possibile l’integrazione rivoluzionaria tra cultura scientifica e cultura umanistica: soprattutto, promuovere comportamenti e saperi rivolti a riallineare la storia degli esseri umani con la storia naturale della terra. Bisogna certamente porre rimedio alle incidenze negative che il virus sta avendo e avrà nel prossimo futuro, operando un grande sforzo di coordinamento della ricerca sottratta agli egoismi della finanza internazionale e dei governi nazionali.
6. Bloccare gli artigli dei nuovi autoritarismi:organizzare la potenza della critica pratica
In effetti, l’aggressione virale sta mettendo in trasparenza lo stato disastroso della vita civile in ogni paese: questo si può leggere dai diversi tipi di risposte date al diffondersi epidemico da parte dei governi, delle comunità, dei soggetti; seguendo i tracciati dei decessi e dei dolori, si possono ricostruire i modi differenti di reazione da parte dei sistemi sanitari nazionali e dalle comunità. Da tempo nei paesi occidentali, si confermano tendenze fortemente autoritarie, non nella forma dell’eccezionalismo autoritario: piuttosto, in misure differenti, tali tendenze agiscono sia nei progetti espliciti dei partiti nazionalisti e sovranisti, sia nelle politiche ordinarie ad indirizzo democratico; si tratta del fenomeno dell’autoritarismo condiviso sostenuto dagli sviluppi sistemici della globalizzazione economico-finanziaria (Vincent Gessier). Per un versante, da molti anni, si sta procedendo all’erosione della moderna funzionale separazione di stato politico e società civile, mentre aumenta la crisi delle istituzioni rappresentative e dell’esercizio dei diritti fondamentali. Bisogna allora approntare risposte di lungo respiro al fine di bloccare gli artigli somatocratici dell’autoritarismo dilagante sulla vita di soggetti resi via via sempre più isolati, frantumati, angosciati. Peraltro, dall’attuale situazione catastrofica non si esce unicamente pensando di dovere ritornare alle forme pregresse delle istituzioni sociali e politiche, restaurare semplicemente il passato. Si può tentare di rivolgere al positivo la sospensione indotta dalle lacerazioni pandemiche e da tanto diffuso dolore: dapprima, soffermarsi e riflettere come costruire le riaggregazioni civili delle esistenze e l’organizzazione dei poteri in forme di vita sostenibili e felici. Si apre la possibilità di riconfigurare le lacerazioni dolorose che colpiranno soprattutto le dimensioni più deboli dell’industria e dei commerci, le agenzie in sofferenza in ogni campo di attività (artistiche, tecnologiche, amministrative); bisogna attivare con determinazione innovazione e cambiamento praticando in modo radicale e inedito comportamenti individuali, divisione del lavoro e reti istituzionali:
- etica e forme di vita – è facile prevedere che a seguito di quanto sta accadendo aumenteranno diseguaglianze sociali e malessere psichico di massa; chi oggi detiene il potere risponderà cercando di conservare gli assetti di dominazione già costituiti: riportare al centro dei processi di ripresa delle comunità gli interessi predominanti dei sistemi finanziari (sostenendo la terapia del monetarismo elevato alla massima potenza), rilanciando le ragioni spietate del consumismo di massa per garantire la normale estorsione dei profitti, perseverando nelle pratiche di frantumazione e desoggettivazione degli individui. Bisogna invece, con consapevolezza e con determinazione, rovesciare il banco: se il distanziamento sociale è stata una necessità per minimizzare i rischi del contagio, nel porre termine alla pandemia dobbiamo impegnarci a ridare voce ai corpi e ai desideri. La fragilità ontica degli esseri umani non va confusa con la precarizzazione della vita indotta dai soggetti predatori dei sistemi dello sfruttamento economico-politico; le trasformazioni di noi stessi e le pratiche di cura che rivolgiamo verso gli altri devono assumere come orizzonte di verità l’integrità della natura terrestre in quanto condizione preliminare per il prosieguo della storia umana. Su questi valori stanno già da tempo prendendo corpo soggettivazioni inedite rivolte a trasformare linguaggi e comportamenti nelle nuove generazioni (leggi Greta Thunberg).
- pratiche di prossimità e partecipazione democratica – poche sono le nazioni che hanno mostrato una positiva reazione alla diffusione epidemica; innanzitutto, la pandemia ha posto in chiara evidenza le forme diverse di governamentalità in ogni parte del mondo: la prevalente distruttiva diffusione dei vari tipi di autoritarismi (Cina, Russia, Brasile, Turchia, Iran, Egitto); i diversi prudenzialismi dei paesi europei (Italia, Spagna, Francia); il funzionale opportunismo dei paesi del nord Europa; il permanente disastro nelle terre africane; soprattutto, la crisi profonda dei dispositivi neoliberali negli Stati Uniti e in Inghilterra. Non è difficile nel prossimo futuro prevedere che sul piano geopolitico accresceranno enormemente tensioni e conflitti per una nuova redistribuzione dei poteri. L’unica strada che si presenta percorribile per ridare forza a progetti/procedure della democrazia politica, interrotti da circa cinquant’anni nel mondo, è quella della decisa inversione di rotta: i grandi fondi della ricchezza, accumulati nelle aree dell’enorme benessere economico-finanziario capitalistico, devono ora essere rivolti ad affrontare quei processi che mettono in pericolo la sopravvivenza della specie umana. Come sostiene Bernard Stiegler, bisogna porre mano ad un modello diverso di economia politica contributiva: per tutti i poveri del mondo accesso alla conoscenza e reddito universale di cittadinanza. Miseria, emigrazioni, guerre, epidemie: sono fenomeni che possono essere affrontati unicamente grazie agli interventi organizzati da parte d’istituzioni internazionali legittimate attraverso l’implementazione di dispositivi governamentali di prossimità e di partecipazione dal basso.