di Pierluigi Ametrano (Ars Rosa – Centro Studi)
La società tecnologica utilizza da sempre l’aggettivo virale per indicare i contenuti che la attraversano, immagini, video o canzoni; mentre con il sostantivo virus indica uno degli aspetti negativi della navigazione in rete, cioè la possibilità che dei software infettino i dispositivi tecnologici e ne compromettano la funzionalità. In entrambi i casi, sia per i contenuti diffusi in rete e sia per un programma, che comporta il malfunzionamento di un computer, si assiste ad un accadimento che potenzialmente può modificare radicalmente le dinamiche sociali o personali. Nel primo caso, un contenuto virale può cambiare il nostro lessico o i nostri gesti, è il caso di una coreografia particolarmente divertente di un video; nel secondo caso, l’infezione informatica modifica il modo in cui si naviga in rete, si tende ad evitare di frequentare siti non sicuri, oppure nei casi più gravi, comporta la sostituzione dell’hardware o, almeno, l’acquisto di anti-virus, che scansioni periodicamente gli strumenti tecnologici utilizzati.
Ora che il Covid-19 è entrato nella carne della società ipermoderna, è possibile utilizzare la categoria di evento, per tentare di investigare quanto sta accadendo.
Come primo passo, il virus è un evento perché «non è qualcosa che accade nel mondo da un mutamento della cornice (frame) stessa attraverso la quale percepiamo il mondo e ci impegniamo in esso».1
In molti dei suoi tweet, il Donald J. Trump ha definito il virus come chinese virus, spostando il frame, cioè portando l’attenzione non sulla pericolosità del patogeno, ma sull’infezione determinata dal nemico politico, cioè la Cina.
Un secondo accento, lo si può porre sulla frammentazione dei fondamenti razionali della società, quando una pandemia investe una pluralità di paesi, si assiste a «una folla di avvenimenti sparsi»2
, infatti, come sta accadendo epidemiologi ed infettivologi sembrano muoversi senza punti fermi, quasi che «il rapporto causale [sia] impossibile da stabilire e da controllare in termini formali».3
In una recente intervista, l’anestesista dell’ospedale di Codogno, dove è stato ricoverato il paziente 1, ha dichiarato che la sua diagnosi è potuta avvenire solo contravvenendo ai protocolli del Ministero della salute italiano, cioè, solo dopo aver infranto i paradigmi che la scienza ufficiale gli suggeriva. In termini lacaniani, il virus è un trauma che infrange la visione rassicurante che abbiamo della realtà e porta all’emersione del fondo inspiegabile e traumatico, «lo shock arriva quando la cosa irrompe al di fuori e trabocca nella realtà […] il Reale invade il realtà, rovinandone l’immagine».4
C’è poi una prospettiva che implica una radicale trasformazione, perché considera l’evento Covid-19 come «il nome che si dà alle trasformazioni che incidono sul regime generale di una o più formazioni discorsive»[1], laddove il mutamento non si presente solamente all’interno dell’impianto discorsivo, ma si riflette all’interno dell’intero corpo sociale e politico. Il Covid-19 è un evento che si accompagna all’emergere di un nuovo significante-padrone, che cambierà completamente la vita e l’agire dei soggetti, «un atto linguistico diventa un Evento simbolico nel momento in cui la sua occorrenza ristruttura l’intera sua sfera: sebbene non vi sia alcun contenuto nuovo, tutto diventa in qualche modo completamente differente».[2]Dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, molti studiosi hanno diviso il corso della storia in prima e dopo, allo stesso modo sarà impensabile un ritorno al semplice passato, anzi non è detto che alla luce di quanto sta accadendo il passato possa essere retroattivamente riscritto o essere visto in una luce diversa. L’attualità che modifica il passato e la nostra interpretazione.
Un’ultima riflessione è sul carattere ironicamente beffardo del virus, «un virus è vivo grazie all’impulso a replicarsi, ma si tratta di una sorta di vita a livello zero, una caricatura biologica non tanto della pulsione di morte quanto della vita presa nella sua stupidità apicale della ripetizione e moltiplicazione»[1].
1. Žižek S., Evento, De Agostini libri S.p.A, Novara, 2014, p. 26.
2. Foucault M., Archeologia del sapere, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1999, p. 30.
3. Caruso Paolo (a cura di), Conversazioni con Claude Lévi – Strauss, Michel Foucault, Jacques Lacan, Milano, Mursia, 1969, p. 105.
4. Žižek S.,op. cit., p. 39.
5. Foucault M., op. cit., 231.
6. Žižek S.,op. cit., p. 225.
7. Žižek S., Virus. Catastrofe e solidarietà, Adriano Salani Editore, Milano, 2020, p. 53.
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